Istituto Comprensivo Immacolatine Paolo da Novi e Liceo Scientifico

Istituto Comprensivo Immacolatine Paolo da Novi e Liceo Scientifico

01Feb2025

25 gennaio: commemorazione della strage terroristica di via Riboli

Il nostro Liceo, rappresentato in questa occasione dalla classe 2A è stato invitato dai Carabinieri a partecipare alla commemorazione del 25 gennaio, 45° anniversario della strage di via Riboli.

Dopo un incontro a scuola con alcuni esponenti dei Carabinieri e il magistrato Tuttobene, figlio del tenente colonnello TUttobene ucciso nel 1980 insieme all'appuntato Antonino Casu nell'attentato rivendicato dalle Brigate Rosse, i nostri alunni hanno scritto le loro riflessioni, che sono poi state riunite e rielaborate in un unico testo, che hanno letto durante la commemorazione.

Di seguito trovate il link alla notizia su diversi siti di informazione e, poi, il testo della riflessione che ha portato ai nostri alunni innumerevoli complimenti e attestazioni di ammirazione e stima da parte di molte autorità presenti, primi fra tutti alcuni comandanti dei Carabinieri, per i valori che hanno espresso.

 commeorazioneviariboli

https://smart.comune.genova.it/comunicati-stampa-articoli/genova-commemora-i-carabinieri-tuttobene-e-casu-vittime-del-terrorismo?page=1

https://www.ligurianotizie.it/il-ricordo-dei-carabinieri-tuttobene-e-casu-nel-45-anniversario-della-loro-uccisione/2025/01/28/601649/

tuttobene picchetto onore ricordo-carabinieri-tuttobene-e-canu.jpg

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"Desideriamo, innanzitutto, salutare tutti i presenti e ringraziare di cuore per l’invito che è stato rivolto alla nostra scuola, rappresentata dalla nostra classe, a partecipare a questo importante evento.

Siamo gli studenti della seconda del Liceo Santa Maria Immacolata, delle suore Immacolatine, che hanno  la Casa generalizia qui vicino, accanto alla splendida Chiesa di Santa Maria del Prato. Il nostro Liceo, invece, si trova nell’Istituto che  sorge in Piazza Paolo da Novi.

Il 16 gennaio il colonnello Del Prete e il luogotenente Pacci, che ringraziamo, hanno accompagnato in classe nostra il magistrato Mario Tuttobene, figlio del tenente colonnello Emanuele Tuttobene; insieme ci hanno presentato un quadro coinvolgente del contesto storico, culturale e sociale di quegli anni, gli “anni di piombo”, e si sono soffermati anche sui drammi umani vissuti da chi è stato coinvolto negli eventi tragici del tempo.  Attraverso le loro parole, abbiamo rivissuto l’atto terroristico avvenuto il 25 gennaio 1980 in via Riboli a Genova, esaminandolo anche da un punto di vista diverso rispetto a quello ufficiale della cronaca, riflettendo sul dolore provocato ai famigliari delle vittime innocenti, cadute nell’adempimento del proprio dovere.

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Quel giorno, la moglie del tenente colonnello Tuttobene preparava il pranzo, la figlia stava rientrando a casa ed era in ascensore, il figlio sistemava i suoi libri dell’università nella sua camera, che si affacciava su via Riboli. Dalla sua finestra udì un rumore di spari e, affacciandosi, vide fuggire due persone, gli attentatori… Dopo essersi assicurato che la madre e la sorella rimanessero al sicuro in casa, si precipitò in strada: gli studenti che stavano uscendo dalla vicina scuola erano scappati, lasciando a terra zaini, libri, quaderni… Nel silenzio atroce, vide a pochi passi, ferma e crivellata di colpi, l’auto di servizio con cui il padre avrebbe dovuto essere riaccompagnato a casa per pranzo dall’appuntato Antonino Casu, che si era offerto, casualmente, in sostituzione di un collega. Entrambi sono stati uccisi, mentre è stato solo ferito il generale dell’esercito Luigi Ramundo, che era sul sedile posteriore dell’auto e che per primo chiamò i soccorsi.

Ascoltando il racconto emozionante del magistrato Tuttobene, noi, in classe, abbiamo rivissuto le sue emozioni  di quel giorno, l’ansia nell’udire i colpi di pistola, il terrore nell’avvicinarsi all’auto, l’angoscia di raccogliere l’ultimo sguardo e l’ultimo abbraccio del padre, che poi sarebbe morto in ambulanza.

Dalla narrazione dei nostri tre relatori, tutti gli studenti della nostra classe hanno apprezzato e compreso come, rinunciando alla tranquillità di un comodo e sicuro pensionamento, il tenente colonnello Tuttobene avesse deciso di tornare in servizio per continuare ad esercitare una missione, quella di cercare di fermare le violenze che, come nel resto d’Italia, sconvolgevano la vita quotidiana della nostra città e hanno ammirato come gli ideali di giustizia e di impegno possano portare all’accettazione del rischio che la propria vita possa essere bruscamente interrotta da un momento all’altro, alla consapevolezza che non si tratta di “chi?” o di “se”, ma solo di “quando.

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Abbiamo poi riflettuto non solo sulla vicenda umana e personale, ma anche su come l’attentato al tenente colonnello Tuttobene non fosse legato solo alla sua presenza “scomoda” per i terroristi genovesi, che egli combatteva, ma sia avvenuto anche come attacco all’uniforme che portava, in quanto rappresentante dello Stato: l’atto criminoso rientrava in una spirale di violenza condotta da estremisti che, a prescindere da quale schieramento politico e ideologico seguissero, in quegli anni sconvolgevano tutta l’Italia.

Quegli anni di terrore, di incertezza, di senso di precarietà della vita hanno lasciato una profonda impronta nella società, da cui si può trarre una lezione su cui abbiamo discusso in classe: i conflitti ideologici possono degenerare in violenza politica e in scontro, se non ci si impegna per un confronto civile e per la difesa della democrazia che, per quanto imperfetta, è l’unico strumento in grado di garantire il rispetto dei diritti e delle libertà.

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E’ indispensabile portare la nostra generazione a riflettere su queste verità, continuando a organizzare appuntamenti annuali per commemorare questi ed altri eventi tragici.

Non si tratta del semplicistico “affinché certi errori non si ripetano”, proposito nobile, ma utopistico, che spesso rimane senza riscontro nell’attualità. Non si tratta nemmeno solamente del sincero e doveroso rispetto per coloro che hanno trovato il coraggio di combattere un nemico che a quell’epoca sembrava invincibile, sacrificando le loro vite per il bene del paese. Il senso e lo scopo di commemorazioni come questa sono, forse, soprattutto quelli di un monito rivolto a noi giovani, che rappresentiamo il futuro della nostra società e che abbiamo bisogno di ricavare da queste esperienze dei modelli da seguire, che illustrino il significato delle parole “coraggio” e “sacrificio”, termini che oggi sembrano anacronistici.

Si potrà così spingere le nuove generazioni a sfuggire all’indifferenza, all’egocentrismo e alla tendenza a preservare intatta innanzitutto la propria tranquillità, anteponendola al bene della società di cui tutti facciamo parte: bisognerà trovare il coraggio e la fierezza di prendere posizione contro le ingiustizie, intervenire contro le iniquità, denunciare le sopraffazioni. Trasmettere valori e ideali alle future generazioni e a noi, futuri autori di una pace che oggi sembra utopistica, è l’unico modo per poter sperare di costruirne una.

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Un’ultima riflessione ha concluso i dialoghi in classe: esistono i “cattivi” travestiti da eroi, ma che sono piccoli uomini comuni, mentre esistono ed esisteranno sempre anche i “buoni”, che sono eroi vestiti da uomini comuni. Quarantacinque anni dopo si commemorano il tenente colonnello Tuttobene e l’appuntato Antonino Casu, che ci rammentano i valori e gli ideali per i quali si sono sacrificati, mentre dei terroristi che li hanno uccisi resta solo la condanna unanime del gesto criminale che hanno compiuto."

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